lunedì 7 aprile 2014

Pubblichiamo un articolo di Cristina che ci racconta la giornata dell'8 marzo a Pontedera

“Le nostre voci per l'8 marzo”


Lo scorso numero de La Comune, nella sezione “Dipende da noi donne”, aveva un articolo il cui titolo, nei giorni precedenti l'iniziativa “Le nostre voci per l'8 marzo” a Pontedera, non faceva che riecheggiarmi nella testa: “Stanca ricorrenza o occasione per unirsi?”, proprio perché il nostro intento puntava tutto sulla seconda opzione. Posso dire che ce l'abbiamo fatta e che ce ne sentiamo, giustamente, soddisfatte.
Non è facile riportare il piacevole pomeriggio che si è dipanato abbondantemente oltre l'orario previsto, perché quando si cerca di mettere in evidenza un sentire comune, un afflato di bene, un'empatia crescente, il rischio è di cadere nell'intimismo, ma così non è stato. Tutte ci siamo riconosciute nel bisogno di avere momenti di questo genere, di incontro, scambio, riflessione e condivisione, anche veicolata da buoni stimoli, come nel nostro caso: la lettura di vari testi ha fatto da filo conduttore. Brani de “L'origine femminile della specie” si sono alternati con poesie scelte dal libro scritto da Stefania, una donna malata di sla da 13 anni, cara amica di Donatella, che le ha prestato la “voce”; con Sandra, l'attenzione è stata rivolta a “Leggere Lolita a Teheran”, sottolineando quanto la cultura, a partire dal solo leggere e scrivere, negato a milioni di donne su questo pianeta, sia tra le più infami forme di oppressione patriarcale. Sempre Sandra, ci ha proposto uno stralcio di “Diario” di Etty Hillesum, in cui la scrittrice descrive il suo percorso di donna cambiata nel tempo, capendo che la forza di noi donne non significa assumere atteggiamenti maschili, secondo cui prepotenza e arroganza sono sinonimo di capacità di affermarsi, ma questo perché ciò che viene giudicato come debolezza altro non è che un'affermazione di sé, non sugli altri, pensando all'altro/a, con e per gli/le altri/e. E in questo, le sollecitazioni di “Origine femminile” sulla primarietà femminile nel lungo cammino della specie umana, ci sono arrivate forti, cogliendo quanta verità sta in quelle parole, come quando si tocca il “pensiero del futuro” proprio di noi donne, oltre all'evidente capacità di sapersi destreggiare contemporaneamente su più fronti. Abbiamo chiaccherato e ci siamo ascoltate, sentendo vicine le donne siriane, come tutte le donne e bambine che vivono la tragedia delle guerre; le sorelle immigrate; le tante, troppe donne vittime quotidiane di violenze di padri o mariti/padroni, molte che non ci sono più, altre che ne portano addosso i segni evidenti. Siamo tornate anche sull'assurdità delle quote rosa o sulla pervasività nefasta delle stereotipie sulle donne, sul fatto di “dover rispondere a dei cliché di immagine”, pena l'emarginazione e di quanto questo sia un pericoloso fardello sulle adolescenti...ma non ha mai prevalso lo scoramento o la rassegnazione, e questo perché è stato preponderante il piacere di condivisione, direi di “prima comunanza” di cui si sente tanto il bisogno, troppo spesso deviato, soffocato dalle pressioni del quotidiano. Che, appunto, ci vedono donne “tutto-fare”. Ci siamo lasciate con un bel senso di “pienezza” e ci siamo dette che ci meritiamo di regalarci (? o di riprenderci...) altri momenti di benessere come questo.