Le ragioni per schierarci con le donne in Iraq
contro il nuovo nazismo del “Califfo” nero
Quanto sta accadendo in questi giorni in Iraq ci
mette alla prova. Possiamo rimanere inerti e indifferenti di fronte alla spaventosa
marcia distruttiva del cosiddetto ISIS che ha già causato migliaia di morti e
costretto alla fuga disperata centinaia di migliaia di persone. O viceversa possiamo
provare a conoscere e sentire nostra la tragedia e la volontà di difesa delle
genti irachene: ci riguarda.
Le condizioni di tutta l’umanità peggioreranno se
avanza la logica di sterminio
propugnata dal sedicente Stato “islamico”, un mostro reazionario
neonazista che concentra la violenza patriarcale e che punta a schiacciare
chiunque non si sottometta al suo esercito, indipendentemente dall’etnia e dal
credo.
Il richiamo religioso è una menzogna strumentale
perché l’ISIS sta colpendo anche chi è credente musulmano. Una bugia sfruttata quotidianamente
dalla vergognosa campagna ideologica dell’Occidente razzista che semina odio
contro i e le credenti nell’Islam, mettendo sullo stesso piano i massacratori
con le vittime.
Come donne siamo doppiamente chiamate in causa.
Non a caso l’aggressione senza precedenti di cui sono vittime le genti in Iraq
è particolarmente brutale nei confronti del nostro genere. I soldati dell’ISIS rapiscono
e ingabbiano, schiavizzano e torturano, stuprano e uccidono centinaia e
centinaia di nostre sorelle; prendono in ostaggio le bimbe ed i bimbi. Per
schiacciare la vita si accaniscono con chi la genera e se ne prende cura anche
nelle situazioni più disperate. Tentano di annichilire innanzitutto il genere
femminile e i più piccoli per sottomettere la popolazione che vuole
sopravvivere e vivere.
Lo stupro come arma di guerra, impugnata dai
poteri oppressivi e patriarcali di ogni sorta (inclusi quelli democratici)
impegnati nelle guerre contro l’umanità, nelle mani dell’ISIS acquista ancora
maggiore ferocia.
Tanto più urge reagire e schierarsi in sostegno di
chi lo sta facendo, sfuggendo ai propri aguzzini o combattendoli con coraggio.
Diamo ascolto alle voci e alle speranze delle
donne in Iraq. Ci dicono che ci riguarda.
Schieriamoci, non acriticamente, con le genti che resistono e con le
donne e gli uomini combattenti peshmerga curdi che fronteggiano l’ISIS perché
si fermi l’eccidio. Esprimiamo la nostra solidarietà alle sorelle musulmane
danneggiate da questo mostro patriarcale e dalla campagna razzista.
Sentiamolo il coraggio delle madri che resistono e
operano affinché, nonostante tutto, la vita continui. In Iraq come in altre
guerre: a Gaza nella guerra d’Israele contro i palestinesi, in Siria dove
imperversa la controrivoluzione di Assad e delle bande terroriste.
Difendiamo la dignità e la vita di donne e uomini,
bimbe e bimbi, delle genti in Iraq. È in gioco la nostra dignità, l’integrità e
la libertà benefica di tutte le donne, la nostra umanità.
Come coordinamento Dipende Da noi Donne condividiamo
la presa di posizione de La Comune umanista socialista del 17 agosto scorso (www.lacomuneonline.it; La Comune quindicinale n. 238) e accogliamo l’invito in essa rivolto a partecipare alle iniziative
promosse.