Una disgustosa, decadente offensiva antifemminile dilaga in questo paese in cui milioni di donne hanno lottato coraggiosamente per il proprio diritto a scegliere sempre e su ogni aspetto della vita, pretendendo rispetto, affermando e insegnando dignità, rivendicando e strappando libertà.
Lo abbiamo fatto sfidando Vaticano, Stato democratico, regole patriarcali millenarie profondamente radicate nel senso comune. Lo abbiamo fatto per noi, per le nostre madri e le nostre figlie, per le donne del mondo intero. Lo abbiamo fatto con gioia, sfrontatezza, determinazione, impegno. Lo abbiamo fatto perché durasse.
Non siamo disposte a tacere per nessun motivo di fronte alle molteplici manifestazioni antifemminili che vanno dalla tragedia della violenza sessuale all’impedimento di attuazione della 194, dalla molestia alla volgarità diffusa che accomuna potenti corrotti a gente comune e persino a manifestanti di sinistra che riecheggiano, magari pensando di fare dell’ironia, il linguaggio insultante del Palazzo.
Un tempo non avrebbero osato, né gli uni né gli altri. L’arretramento è forte e ci colpisce l’impunità di cui godono nella società gli autori, potenti e non, di azioni e linguaggi antifemminili siano essi eclatanti o quotidiani.
Un tempo non avrebbero osato ma quel tempo non è lontano o perduto: dipende da noi donne. Possiamo e sentiamo l’urgenza di reagire, di unirci, di farci sentire in nome del presente e del futuro, forti anche del passato.
Abbiamo perciò discusso un’ipotesi comune organizzata che, a partire dal confronto nelle realtà locali, ha visto finora due assemblee nazionali a Roma (il 03 marzo 2012 e il 23 marzo 2013), per rilanciare e coordinare l’iniziativa di diffusione di questo stesso appello, sviluppare la riflessione, promuovere incontri locali e organizzare prossimi momenti di incontro nazionali.
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