Contro il boicottaggio della 194
Continua la campagna di Dipende Da noi Donne, cominciata in novembre per unirci contro la violenza
patriarcale. Come preannunciato, entriamo nel
secondo tema dedicato al diritto di scelta in relazione alla sessualità
ed alla legge 194.
Urge la voglia e la necessità di riprendere a parlare fra
donne della libertà di scelta in relazione alla sessualità, al proprio corpo ed
alla maternità. Temi che rimandano immediatamente alla vita e alla sua
concezione, sempre e comunque, oltre il dato fisico e biologico. Partiamo dalle
capacità delle donne di pensare, creare, garantire la vita, non solo dalla
possibilità di generarla biologicamente. Queste capacità sono della specie
tutta, se impariamo a ripensare la vita dal suo principio primo, cioè dalle
donne.
Siamo perciò per la completa e insindacabile
autodeterminazione delle donne. Che invece è osteggiata da tutti i poteri patriarcali,
statali e chiesastici, e che in molti casi è negata. Nell’occidente democratico
decadente non mancano attacchi di colpevolizzazione alle donne o alle leggi che,
seppur parzialmente, in alcuni Stati tutelano la salute di chi decide di
abortire. Alla fine di dicembre il governo di centro-destra spagnolo ha
approvato una proposta di legge che rende l’aborto non
più un diritto, ma un reato depenalizzato in alcune circostanze, annullando
quelle poche riforme introdotte nel 2010 dal governo Zapatero.
In Italia, nell’anno appena concluso, ha compiuto 35 anni la
legge 194 che garantisce l’aborto volontario, medicalmente assistito e
gratuito, conquista del movimento delle donne. Dalla sua entrata in vigore gli
aborti sono più che dimezzati; il tasso di abortività in Italia è del 9,4 %
(dati del Ministero della salute e Istat) mentre, solo per fare alcuni esempi,
in Spagna è del 12,4, negli Usa del 19,6 dove dal 2010 sono proliferate leggi
restrittive e punitive.
I dati relativi alla 194 indicano del beneficio apportato da
questa conquista culturale e legislativa delle donne che ha azzerato la
mortalità per interruzione di gravidanza. Ma a fronte di ciò negli ultimi anni,
in particolare dal 2005 come mostrano alcune associazioni di ginecologi, è in esponenziale
aumento l’obiezione di coscienza di medici e paramedici che lavorano in
strutture pubbliche preposte anche a questo tipo di intervento. Così in alcune
regioni d’Italia si arriva al 90% dei medici in servizio che si rifiuta di attuare
un’Ivg con conseguente chiusura dei reparti ospedalieri.
Sotto attacco quindi non c’è solo e tanto una legge dello
Stato, ma il diritto di scelta di tutte le donne, che vogliamo (ri)mettere al
centro per affermare il principio della vita, delle donne innanzitutto.
Incontriamoci per parlarne e per prendere l’iniziativa.
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