venerdì 31 gennaio 2014

Diritto alla scelta, autodeterminazione per tutte le donne

Contro il boicottaggio della 194

   Continua la campagna di Dipende Da noi Donne, cominciata in novembre per unirci contro la violenza patriarcale. Come preannunciato, entriamo nel  secondo tema dedicato al diritto di scelta in relazione alla sessualità ed alla legge 194.

Urge la voglia e la necessità di riprendere a parlare fra donne della libertà di scelta in relazione alla sessualità, al proprio corpo ed alla maternità. Temi che rimandano immediatamente alla vita e alla sua concezione, sempre e comunque, oltre il dato fisico e biologico. Partiamo dalle capacità delle donne di pensare, creare, garantire la vita, non solo dalla possibilità di generarla biologicamente. Queste capacità sono della specie tutta, se impariamo a ripensare la vita dal suo principio primo, cioè dalle donne.

Siamo perciò per la completa e insindacabile autodeterminazione delle donne. Che invece è osteggiata da tutti i poteri patriarcali, statali e chiesastici, e che in molti casi è negata. Nell’occidente democratico decadente non mancano attacchi di colpevolizzazione alle donne o alle leggi che, seppur parzialmente, in alcuni Stati tutelano la salute di chi decide di abortire. Alla fine di dicembre il governo di centro-destra spagnolo ha approvato una proposta di legge che rende l’aborto non più un diritto, ma un reato depenalizzato in alcune circostanze, annullando quelle poche riforme introdotte nel 2010 dal governo Zapatero.

In Italia, nell’anno appena concluso, ha compiuto 35 anni la legge 194 che garantisce l’aborto volontario, medicalmente assistito e gratuito, conquista del movimento delle donne. Dalla sua entrata in vigore gli aborti sono più che dimezzati; il tasso di abortività in Italia è del 9,4 % (dati del Ministero della salute e Istat) mentre, solo per fare alcuni esempi, in Spagna è del 12,4, negli Usa del 19,6 dove dal 2010 sono proliferate leggi restrittive e punitive.

I dati relativi alla 194 indicano del beneficio apportato da questa conquista culturale e legislativa delle donne che ha azzerato la mortalità per interruzione di gravidanza. Ma a fronte di ciò negli ultimi anni, in particolare dal 2005 come mostrano alcune associazioni di ginecologi, è in esponenziale aumento l’obiezione di coscienza di medici e paramedici che lavorano in strutture pubbliche preposte anche a questo tipo di intervento. Così in alcune regioni d’Italia si arriva al 90% dei medici in servizio che si rifiuta di attuare un’Ivg con conseguente chiusura dei reparti ospedalieri.

Sotto attacco quindi non c’è solo e tanto una legge dello Stato, ma il diritto di scelta di tutte le donne, che vogliamo (ri)mettere al centro per affermare il principio della vita, delle donne innanzitutto.

Incontriamoci per parlarne e per prendere l’iniziativa.

Puoi contattarci tramite gli indirizzi e-mail che trovi nella sezione "dove trovarci" del sito.



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