Pubblichiamo un articolo di Cristina che ci racconta la giornata dell'8 marzo a Pontedera
“Le nostre voci per l'8 marzo”
Lo scorso numero de La Comune, nella sezione “Dipende da noi donne”,
aveva un articolo il cui titolo, nei giorni precedenti l'iniziativa “Le nostre
voci per l'8 marzo” a Pontedera, non faceva che riecheggiarmi nella testa: “Stanca
ricorrenza o occasione per unirsi?”, proprio perché il nostro intento puntava
tutto sulla seconda opzione. Posso dire che ce l'abbiamo fatta e che ce ne
sentiamo, giustamente, soddisfatte.
Non è facile riportare il
piacevole pomeriggio che si è dipanato abbondantemente oltre l'orario previsto,
perché quando si cerca di mettere in evidenza un sentire comune, un afflato di
bene, un'empatia crescente, il rischio è di cadere nell'intimismo, ma così non
è stato. Tutte ci siamo riconosciute nel bisogno di avere momenti di questo
genere, di incontro, scambio, riflessione e condivisione, anche veicolata da
buoni stimoli, come nel nostro caso: la lettura di vari testi ha fatto da filo
conduttore. Brani de “L'origine femminile della specie” si sono alternati con
poesie scelte dal libro scritto da Stefania, una donna malata di sla da 13
anni, cara amica di Donatella, che le ha prestato la “voce”; con Sandra,
l'attenzione è stata rivolta a “Leggere Lolita a Teheran”, sottolineando quanto
la cultura, a partire dal solo leggere e scrivere, negato a milioni di donne su
questo pianeta, sia tra le più infami forme di oppressione patriarcale. Sempre
Sandra, ci ha proposto uno stralcio di “Diario” di Etty Hillesum, in cui la
scrittrice descrive il suo percorso di donna cambiata nel tempo, capendo che la
forza di noi donne non significa assumere atteggiamenti maschili, secondo cui
prepotenza e arroganza sono sinonimo di capacità di affermarsi, ma questo
perché ciò che viene giudicato come debolezza altro non è che un'affermazione
di sé, non sugli altri, pensando all'altro/a, con e per gli/le altri/e. E in
questo, le sollecitazioni di “Origine femminile” sulla primarietà femminile nel
lungo cammino della specie umana, ci sono arrivate forti, cogliendo quanta
verità sta in quelle parole, come quando si tocca il “pensiero del futuro”
proprio di noi donne, oltre all'evidente capacità di sapersi destreggiare
contemporaneamente su più fronti. Abbiamo chiaccherato e ci siamo ascoltate, sentendo
vicine le donne siriane, come tutte le donne e bambine che vivono la tragedia
delle guerre; le sorelle immigrate; le tante, troppe donne vittime quotidiane
di violenze di padri o mariti/padroni, molte che non ci sono più, altre che ne
portano addosso i segni evidenti. Siamo tornate anche sull'assurdità delle
quote rosa o sulla pervasività nefasta delle stereotipie sulle donne, sul fatto
di “dover rispondere a dei cliché di immagine”, pena l'emarginazione e di
quanto questo sia un pericoloso fardello sulle adolescenti...ma non ha mai
prevalso lo scoramento o la rassegnazione, e questo perché è stato
preponderante il piacere di condivisione, direi di “prima comunanza” di cui si
sente tanto il bisogno, troppo spesso deviato, soffocato dalle pressioni del
quotidiano. Che, appunto, ci vedono donne “tutto-fare”. Ci siamo lasciate con
un bel senso di “pienezza” e ci siamo dette che ci meritiamo di regalarci (? o
di riprenderci...) altri momenti di benessere come questo.
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