lunedì 18 marzo 2013

Il femminile come linguaggio di genere


                                               


"Che genere di linguaggio!"

   una lezione sul linguaggio di genere
          tenuta da Luciana Tufani


Il primo incontro della serie di iniziative organizzate dal gruppo DDD Ferrara 





Non posso restituirvi la simpatia di Luciana, e il clima di amicizia e condivisione che si è creato all'incontro, ma grazie alla disponibilità di Luciana pubblichiamo un piccolo estratto della sua lezione,  perché è importante nella vita di tutti i giorni ricordare:


 "Il femminile come linguaggio di genere"

Dipende Da Noi Donne cambiare il linguaggio, tutte dobbiamo impegnarci perché
il genere femminile non continui ad essere il "genere dimenticato" della lingua italiana.


  • usare la doppia desinenza  e non il neutro-maschile
es: le/i bambine/i; la/lo scrittrice/ore oppure le bambine e i bambini, le scrittrici e gli scrittori, oppure usare l'asterisco finale se cambia solo l'ultima lettera altr*, tutt*

  • cercare forme alternative invece del neutro-maschile
es: chi legge  invece di il lettore; l’umanità invece di l’uomo

  • desinenza in –a (anche più corretta grammaticalmente) invece che in –essa (peggiorativa) o inalterata al maschile
es:  sì: sindaca, avvocata, ministra, magistrata, recensora, assessora, architetta, tecnica, ingegnera,  critica, medica, chirurga, filosofa, cancelliera, ferroviera, segretaria (nel senso di segretaria di partito), pretora, deputata
no: sindachessa, avvocatessa, ministro, donna ministro, ministro donna
sì: professoressa, dottoressa che ormai sono entrate nell’uso e non hanno più senso peggiorativo
  
  • desinenza in –ice  accettabile perché non ha solitamente senso peggiorativo
es: sì: direttrice, scrittrice, ricercatrice, operatrice, rettrice, programmatrice, autrici varie
no: direttore, direttore donna, ricercatore, autori vari
sì/no: direttora e le altre forme in –a che in questo caso risultano un po’ forzate e inutili
  
  • desinenza invariata (parole epicene= femminile e maschile uguali) evidenziare l’articolo femminile
es: sì: la vigile, la presidente, la giudice, la poeta, la soprano, la studente, le studenti, la manager, la leader, la capoufficio, la caposezione, la capoclasse, la sacerdote (sacerdotessa se ci si riferisce all’antichità)
no: la vigilessa, il vigile, il giudice, il soprano
sì/no: la poetessa, la studentessa (si possono usare perché poetessa non sempre ha mantenuto l’originario significato negativo e studentessa è entrata nell’uso comune)

  • attenzione ai plurali  che limitano
es: “la più grande scrittrice”  non fa capire che è “la più grande tra le scrittrici e gli scrittori” e non solo tra le scrittrici

 ● concordanza al plurale
                usare la doppia desinenza    tutte/i         
oppure    usare l'asterisco      tutt*
oppure    concordare con la maggioranza    femminile se sono più donne
oppure    concordare con l’ultimo termine dell’elenco

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