"Che genere di linguaggio!"
una lezione sul linguaggio di genere
tenuta da Luciana Tufani
Il primo incontro della serie di iniziative organizzate dal gruppo DDD Ferrara
Non posso restituirvi la simpatia di Luciana, e il clima di amicizia e condivisione che si è creato all'incontro, ma grazie alla disponibilità di Luciana pubblichiamo un piccolo estratto della sua lezione, perché è importante nella vita di tutti i giorni ricordare:
Dipende Da Noi Donne cambiare il linguaggio, tutte dobbiamo impegnarci perché
il genere femminile non continui ad essere il "genere dimenticato" della lingua italiana.
- usare la doppia desinenza e non il neutro-maschile
es: le/i bambine/i; la/lo scrittrice/ore oppure le
bambine e i bambini, le scrittrici e gli scrittori, oppure usare l'asterisco
finale se cambia solo l'ultima lettera altr*, tutt*
- cercare forme alternative invece del neutro-maschile
es: chi legge invece di il lettore; l’umanità
invece di l’uomo
- desinenza in –a (anche più corretta grammaticalmente)
invece che in –essa (peggiorativa) o inalterata al maschile
es: sì: sindaca, avvocata, ministra, magistrata,
recensora, assessora, architetta, tecnica, ingegnera, critica, medica,
chirurga, filosofa, cancelliera, ferroviera, segretaria (nel senso di
segretaria di partito), pretora, deputata
no: sindachessa, avvocatessa, ministro, donna
ministro, ministro donna
sì: professoressa, dottoressa che ormai sono entrate
nell’uso e non hanno più senso peggiorativo
- desinenza in –ice accettabile perché non ha
solitamente senso peggiorativo
es: sì: direttrice, scrittrice, ricercatrice,
operatrice, rettrice, programmatrice, autrici varie
no: direttore, direttore donna, ricercatore, autori
vari
sì/no: direttora e le altre forme in –a che in
questo caso risultano un po’ forzate e inutili
- desinenza invariata (parole epicene= femminile e maschile uguali)
evidenziare l’articolo femminile
es: sì: la vigile, la presidente, la giudice, la
poeta, la soprano, la studente, le studenti, la manager, la leader, la
capoufficio, la caposezione, la capoclasse, la sacerdote (sacerdotessa se ci si
riferisce all’antichità)
no: la vigilessa, il vigile, il giudice, il soprano
sì/no: la poetessa, la studentessa (si possono usare
perché poetessa non sempre ha mantenuto l’originario significato negativo e
studentessa è entrata nell’uso comune)
- attenzione ai plurali che limitano
es: “la più grande scrittrice” non fa capire che
è “la più grande tra le scrittrici e gli scrittori” e non solo tra le
scrittrici
● concordanza al plurale
usare la doppia desinenza
tutte/i
oppure usare
l'asterisco tutt*
oppure
concordare con la maggioranza femminile se sono più
donne
oppure
concordare con l’ultimo termine dell’elenco
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